Bahrein
Il codice penale del Bahrein ha depenalizzato i rapporti omosessuali consensuali tra adulti che hanno almeno 21 anni di età nel 1976. Ma – in pratica – non esiste nessuna protezione per la comunità LGBTQ+ perché nessuna legge vieta la discriminazione sulla base dell’identità di genere o dell’orientamento sessuale: resta in vigente il codice secondo il quale sono illecite le attività che contraddicono la religione, l’ordine pubblico e morale.

Iraq
L’Iraq non criminalizza specificamente i rapporti omosessuali consensuali tra adulti. Tuttavia, l’articolo 401 del codice penale iracheno – comunemente utilizzato per punire le persone LGBTQ+ – criminalizza quello che viene definito come “atto indecente”, punibile con un periodo di detenzione fino a sei mesi e/o una multa. Il Paese ha attraversato negli ultimi anni disordini, instabilità e attacchi terroristici, e purtroppo ci sono state esecuzioni di condanne extragiudiziali ordinate da giudici religiosi e di frequenti rapimenti, minacce torture ed uccisioni, specialmente dalle comunità di religiosi conservatori e dagli estremisti islamici.
Nel maggio 2020, il ministero degli Affari esteri iracheno ha protestato contro alcune ambasciate straniere per aver offeso “le norme e i valori” del Paese quando l’UE ha issato nelle proprie sedi di rappresentanza, una bandiera arcobaleno nella “Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia”.

Giordania
La Giordania è uno dei pochi paesi del Medio Oriente in cui gli atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso non sono criminalizzati. La legge del periodo coloniale britannico del 1936 – che sanzionava la “Sodomia” – è stata abrogata con l’approvazione del codice penale del paese indipendente nel 1951. Tuttavia, mentre i rapporti omosessuali non sono un reato penale, non vi è alcuna libertà di espressione o protezione contro la discriminazione in relazione alle questioni LGBTQ+.
Nonostante l’apertura in termini strettamente legali, l’opinione pubblica a causa di una società molto conservatrice, rimane molto ostile, e l’accettazione dell’omosessualità resta di gran lunga inferiore rispetto ad altri paesi arabi.

Kuwit
Il Kuwait criminalizza il sesso tra uomini e l’identità di genere delle persone transgender. Infatti l’articolo 193 del codice penale del 1960 stabilisce che il sesso tra uomini di età superiore ai 21 anni è punibile con la reclusione fino a sette anni.
L’articolo 198 del medesimo codice penale stabilisce che chiunque “compie un atto osceno o agisce sessualmente in luogo pubblico può essere punito con la reclusione di un anno e/o una multa”. La legge è stata applicata in modo arbitrario sfruttata dalle autorità per molestare, aggredire e arrestare persone transgender, mentre altre leggi limitano la libertà dei media e la libertà di espressione. L’articolo 21 del 2006 della Legge sulla stampa e le pubblicazioni proibisce la pubblicazione di qualsiasi materiale, anche online, che offenda la “morale pubblica”.

Libano
Il Libano è generalmente considerato uno dei paesi più sicuri e, in termini relativi, tolleranti della regione rispetto agli altri paesi nei confronti delle persone omosessuali. Nonostante ciò, lo status giuridico dell’omosessualità è alquanto ambiguo. L’articolo 534 del codice penale libanese vieta i “rapporti sessuali contro natura” e li punisce con una pena di detenzione fino a un anno. Questo viene spesso usato contro la comunità LGBTQ+.
Nel 2017 si è tenuto a Beirut il primo Pride, nonostante accuse e minacce da varie parti. Tuttavia, quello del 2018 è stato cancellato dopo l’interruzione dell’evento iniziale e l’arresto degli organizzatori per “incitamento all’immoralità”. Un sondaggio del 2019 ha rivelato che, a causa del retaggio culturale e religioso, cattolico e mussulmano nel Paese, e nonostante l’apertura sociale, l’85% della popolazione libanese afferma che l’omosessualità non dovrebbe essere accettata dalla società.

Oman
L’Oman è ora uno dei pochi paesi al mondo che criminalizza l’espressione di genere. In linea con gli altri Stati del Golfo, i rapporti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso sono illegali anche in Oman. Nel 2018, ha adottato un nuovo codice penale (articoli 261 e 262) che prevede una pena massima di tre anni di carcere per rapporti omosessuali o “atti lussuriosi” tra due persone dello stesso sesso. Anche i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio sono reati punibili ai sensi dell’articolo 259 e comportano una pena detentiva da sei mesi a tre anni, e il Paese non riconosce il matrimonio tra persone dello stesso sesso o le unioni civili. Il nuovo codice penale criminalizza anche l’espressione non binaria di genere. L’articolo 266, infatti, prevede una pena detentiva da un mese a un anno, una multa, o entrambe, per ogni uomo che “appaia vestito con abiti femminili”.
La società dell’Oman è percepita come generalmente più tollerante nei confronti della comunità LGBTQ+ rispetto ad alcuni degli altri Stati del Golfo, anche se non ci sono tutele costituzionali o di altra natura contro la discriminazione per le persone LGBTQ+.

Palestina
Le relazioni omosessuali consensuali non sono criminalizzate, ma alle persone LGBTQ+ continua ad essere negata la libertà di essere se stessa, esercitare i propri diritti, e non essere discriminati. Gli attivisti gay e la comunità LGBTQ+ in generale possono essere oggetto di persecuzione. La sezione 152 del Codice criminale del mandato britannico del 1936, è tuttora in vigore, e criminalizza i rapporti “contro natura” con una pena fino a dieci anni di reclusione.
Nel 2019 è stata messa al bando l’organizzazione “Al Qaws” (“Arcobaleno”), che riunisce diversi gruppi LGBTQ+ palestinesi. In quell’occasione, le forze dell’ordine hanno impedito con forza il raduno e hanno chiesto ai cittadini di fornire alla polizia tutte le informazioni che potevano avere sulle attività dell’organizzazione.

Qatar
In Qatar il codice penale impone ai tribunali di applicare la Sharia. I giudici potrebbero imporre la pena di morte per atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso, se il “reato” viene interpretato come una forma di “Zina” (“fornicazione”) considerata “rapporto sessuale illecito” nella legge islamica. L’articolo 285 del codice penale stabilisce che un uomo che ha rapporti sessuali con un maschio di età superiore ai 16 anni è soggetto ad una pena fino a sette anni.
L’articolo 296 criminalizza la tentazione, l’istigazione o la seduzione di un maschio a commettere sodomia e comporta una pena fino a tre anni, mentre l’articolo 298 criminalizza la sodomia con la reclusione fino a dieci anni.
Nel 2022, il Qatar ha ospitato la Coppa del Mondo FIFA, nonostante le critiche e le preoccupazioni delle organizzazioni per i diritti sulla criminalizzazione da parte del Qatar della comunità LGBTQ+.

Arabia Saudita
Il diritto in Arabia Saudita è basato completamente sulla Sharia, la legge islamica, nella quale esistono pochissime leggi codificate. In questo quadro, i rapporti omosessuali sono proibiti e sono puniti con la fustigazione (abolita nel 2020), la reclusione e la pena di morte. La pena di morte è tuttora eseguita. Tutte le forme di espressione di genere sono criminalizzate. I giudici possono utilizzare le disposizioni della legge per criminalizzare qualsiasi attività legata alle persone LGBTQ+ che interferisce con “l’ordine pubblico, i valori religiosi, la morale pubblica”.
L’Arabia Saudita è uno dei sei stati membri delle Nazioni Unite in cui esiste “piena certezza giuridica” che la pena di morte sia la punizione legalmente applicata per i rapporti omosessuali consensuali.

Siria
La Siria è considerata tutt’oggi tra i paesi arabi più tolleranti, anche se ha una scarsa esperienza in materia di diritti e tutele LGBTQ+.
Secondo la legge, i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso sono illegali, punibili fino a tre anni di reclusione. L’articolo 517 del codice penale (1949) criminalizza anche qualsiasi “atto contro la pubblica decenza” con una potenziale pena detentiva da tre mesi a tre anni.
La libertà di espressione e di associazione in tema di diritti omosessuali è ridotta e non ci sono tutele contro la discriminazione, costituzionali o di altra natura, mentre il matrimonio tra persone dello stesso sesso o le unioni civili non sono riconosciute.
Tuttavia la società siriana, variegata e moderna, è tra le più aperte e diverse nella regione, con un alto indice di accettazione nell’opinione pubblica delle persone LGBTQ+.

Emirati Arabi Uniti
La Sharia islamica e la principale fonte del diritto negli Emirati, mentre la maggior parte della legislazione codificata è influenzata dal diritto civile egiziano e francese. La Sharia si applica esclusivamente alle questioni civili e penali, in particolare all’interno dei tribunali sullo status personale. Secondo la Costituzione, l’ordinamento giuridico degli Emirati Arabi Uniti è duplice: federale e locale. Ciascuno dei sette emirati ha il diritto di seguire il sistema giudiziario federale o di mantenere il proprio sistema giudiziario locale come gli emirati di Abu Dhabi, Dubai e Ras Al Khaimah.
L’interpretazione dell’articolo 354 del codice penale federale (1987) prescrive la pena di morte per la “Sodomia con un maschio”. Allo stesso modo, l’articolo 356 è stato interpretato da vari studiosi per criminalizzare l’attività sessuale consensuale tra persone dello stesso sesso.
Nel 2016 il decreto legge federale n. 7 (2016) ha modificato l’articolo 358 per stabilire che chiunque commette pubblicamente un “atto osceno” sarebbe punito con una pena detentiva non inferiore a sei mesi. La stessa pena si applica a chiunque dica o commetta un atto contrario alla pubblica morale. L’attività sessuale consensuale tra persone dello stesso sesso è, inoltre, criminalizzata in diversi emirati mediante la legislazione locale. L’articolo 80 del codice penale di Abu Dhabi punisce la “sodomia consensuale” con una pena fino a 14 anni di reclusione. L’articolo 177 del codice penale di Dubai (1970), modificato nel 1994, punisce i “crimini contro natura (sodomia)” definiti come “rapporti sessuali con un’altra persona in violazione delle leggi della natura” con una pena fino a 10 anni reclusione.
La legge non garantisce nessuna tutela contro la discriminazione alle persone sulla base del loro orientamento sessuale, identità o espressione di genere o caratteristiche sessuali. Per legge, indossare abiti ritenuti inappropriati per il proprio sesso è un reato punibile.