Dalida: Icona della musica con l’Egitto nel cuore

Monumento dedicato a Dalida a Parigi

Dalida, pseudonimo di Iolanda Cristina Gigliotti, nata al Cairo nel 1933 all’ospedale italiano del Umberto I, da genitori di origine calabrese, e cresciuta a Choubrah, il quartiere popolare della Capitale egiziana, in una grande comunità italiana.

Suo padre, Pietro Gigliotti, era primo violino all’Opera del Cairo. Dalida è stata una cantante e attrice italiana naturalizzata francese, e ha venduto oltre 170 milioni di dischi in tutto il mondo, guadagnando anche il primo disco di diamante della storia, nel 1981, che fu creato appositamente per lei.

Dalida in una foto del 1967

E’ stata molto popolare sia in Italia sia in Francia, ma anche nel mondo arabo, amata ed apprezzata, soprattutto per le straordinarie brani che ha cantato in lingua araba. 

“Salma ya salama”, in arabo “bentornati”, è la canzone che dà il titolo all’album pubblicato nel 1977 da Sonopresse, al ritorno di Dalida dall’Egitto. Dopo un trionfante rientro nelle scene con diverse tournée all’inizio degli anni settanta, in Medio Oriente, Dalida decide di rivendicare i suoi legami con il mondo arabo, regalando al suo pubblico canzoni in arabo. Incise, così, “Salma ya salama”, un brano allegro nazionalista scritto da Sayed Darwish nel 1919 dedicato allora ai soldati egiziani al loro rientro dalla guerra.

Diventerà un inno per la pace in tutto il Medio Oriente. Dalida lo pubblica in due versioni, una in arabo e una in francese, ma lo registra in seguito in diverse lingue. In Italia, Dalida inciderà “Salma ya salama” con il titolo “Uomo di sabbia”, liberamente tradotto da Bruno Lauzi. Sarà uno dei maggiori successi di Dalida negli anni settanta. 

Dopo il successo di “Salma Ya Salama”, Dalida registra “Hellwa Ya Baldi” (in arabo “Bello il mio Paese”), testo e musica di Marwan Saade, composta nella tonalità di do minore, sebbene il ritornello fosse in fa minore, con arrangiamenti, percussioni orientali, archi, che rievocano il Nilo, in un tributo alla sua terra natale.

È durante la serie di concerti che si tengono nel giugno del 1979 in Egitto che la cantante ha incluso “Helwa ya baladi” nel suo repertorio scenico.

Un vero colpo di genio, la seconda canzone in lingua araba di Dalida, cantata in diverse trasmissioni televisive francesi, registrata in francese (“Comment l’oubliernel”, 1982) e in spagnolo (“Io t’amero“, nel 1984), e che presto diventerà una canzone cult. La canzone avrà un impatto molto grande nei paesi del Medio Oriente, tanto da essere consacrata come un classico e verrà ripetuta regolarmente fino ad oggi.

“Aghani aghani”, che significa in arabo “canzoni, canzoni”, viene pubblicato nel 1982 nell’album Mondialement vôtre. Il brano è un vero remix di canzoni mediorientali, il primo del suo genere all’epoca. Scelti direttamente da Dalida si tratta di estratti di vari grandi successi, quasi a voler rendere omaggio a tutte le grandi voci arabe che ascoltava e che hanno segnato la sua infanzia. Un viaggio di memorie che ripercorre i repertori di Fairuz, Warda Al Jazairia, Abdel Halim Hafez ed altri. Il medley è diventato un enorme successo nel mondo arabo ed è salito al numero uno nelle classifiche radiofoniche di tutti i paesi arabi, ed è ancora suonato in tanti eventi. Dalida ha fatto un tour mondiale dopo l’uscita di questo album.

Nel 1986 esce sotto forma di musicassetta in Egitto “Dalida… canta in arabo”, una prima versione di una raccolta di canzoni in lingua araba interpretate da Dalida durante la sua carriera. Nel 1999 viene pubblicato un album con lo stesso titolo da Stop Stereo e commercializzata in Egitto, e poi ripubblicato con il titolo Arabian songs nel 2009.

Nell’album, un medley di brani in arabo dell’artista, oltre ad una versione strumentale del brano “Ahsan Nass”, è presente anche una canzone che l’Egitto, terra natia della cantante, ha voluto dedicarle, intitolato “Dalida, Dalida”. 

L’album verrà riedito più volte, negli anni, con differenti copertine e titoli, ma i brani restano impresse nella memoria del pubblico arabo, e vengono reinterpretate da tanti giovani cantanti, diventando un eterno inno all’amore e alla bellezza, e sopratutto al ricordo dell’icona Dalida. 

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