A meno di un mese dai mondiali in Qatar c’è chi è ancora preoccupato sulla situazione dei diritti umani e delle persone Lgbt+ nel paese asiatico. E il comitato organizzatore dei Mondiali Qatar 2022 è, da tempo, alle prese con le polemiche. “I gay sono benvenuti in Qatar ma devono evitare effusioni in pubblico. E’ l’unica indicazione da rispettare”, ha detto qualche mese fa il direttore esecutivo Nasser al Khater, rispondendo al calciatore australiano Joshua John Cavallo che ha fatto coming out aggiungendo che avrebbe “paura ad andare a giocare” il primo Mondiale in un paese arabo, dove l’omosessualità è potenzialmente punibile con la morte.

Mesi fa, l’associazione britannica Kick It Out aveva accusato BeIn Sport, l’emittente tv qatariota, di alimentare l’omofobia per aver invitato i calciatori musulmani della Premier League a boicottare l’iniziativa dei lacci arcobaleno in quanto l’omosessualità è “incompatibile” con l’Islam.
“I giocatori facciano coming out in Qatar”, è invece l’appello dell’ex centravanti dell’Inghilterra, oggi presentatore BBC, che si rivolge a “un paio” di giocatori gay della Premier League, che invita a uscire allo scoperto in occasione dei mondiali di calcio in un Paese dove l’omosessualità è considerata ancora illegale. Sarebbe un modo per “trasmettere un forte messaggio di rispetto e inclusività”.
