Di Sebastiano Depperu
Storie di integrazione
Sforna pizze in continuazione. Non prima, però, di aver fatto lievitare l’impasto per 36 ore (o più). La pizza è di tipo napoletano con ingredienti calabresi. Le mani che la impastano sono quelle di Abdelrhani Nejjairi – per gli amici Abdoul – marocchino, in Italia dal 2000. Attualmente, lavora al Villaggio Camping La Ginestra a Nicotera Marina. Lì vive con la moglie Wiam e i figli Arij (10 anni) e Ihab (4 anni). Abdoul è nato il 16 gennaio 1973 a Khouribga e ha vissuto, prima di venire in Italia, a Boujniba, sempre in Marocco, dove faceva l’operario. Ma la voglia di un futuro migliore lo ha portato a cercare fortuna nel nostro Paese. In questi giorni, i suoi pensieri vanno spesso al suo Paese, al terremoto che lo ha colpito duramente e alle vittime.

Il pizzaiolo Abdoul (foto di Sebastiano Depperu)
Quando è arrivato in Italia? “Era il luglio del 2000. Sono arrivato da regolare grazie all’aiuto di mio fratello che era già qui. Lavorava in un villaggio a Nicotera Marina, in Calabria. Ho iniziato come aiuto cuoco e aiuto pizzaiolo. Non sapevo dove mettere le mani, ma la mia voglia di imparare e la mia curiosità mi hanno aiutato. In quello stesso villaggio ho fatto il pizzaiolo per 17 anni, poi sono stato assunto dove mi trovo ora, a La Ginestra”.
Qual è il segreto della sua pizza che piace tanto ai turisti di tutto il mondo? “A parte la lievitazione fino a 36 ore? Sicuramente il lievito madre e la qualità degli ingredienti. La mia pizza è leggera e digeribile. Non smetterò mai di ringraziare lo chef calabrese Michele che mi ha insegnato a fare le pizze. Ora lo faccio da 23 anni”.
Qual è, secondo lei, la pizza più buona che fa? “Sembrerà strano ma la pizza più buona che faccio, secondo me, è la capricciosa. Io non la mangio perchè c’è il prosciutto. Non posso mangiarlo perchè sono musulmano. Ma tutti mi dicono che è buonissima. Ma trovo ottimi riscontri anche nella pizza calabrese. Dentro c’è il cuore della terra che mi ha accolto: ‘nduja, salame piccante, mozzarella, salsa di pomodoro, peperoncino e la meravigliosa cipolla di Tropea. Ritengo ottima anche la Tricolore: salsa di pomodorini, mozzarella, rucola e grana”.

Il pizzaiolo Abdoul (foto di Sebastiano Depperu)
A Nicotera Marina, come si direbbe, lei ha casa e bottega. “Si, vivo dove lavoro. E per questo devo ringraziare la famiglia Loiacono che, nel 2017, mi ha assunto dandomi lavoro e una casa dove vivere. Sto con la mia famiglia. I miei figli sono nati in Italia, vanno a scuola a Nicotera. Qui mi sento a casa, anche se mi manca il Marocco. L’Italia mi ha accolto e mi ha aiutato, permettendomi di crearmi una famiglia. Dopo qualche anno che lavoravo in Calabria, sono tornato in Marocco e ho sposato mia moglie, portandola con me. In Calabria abbiamo il nostro nido e abbiamo creato la nostra famiglia. I miei figli sono perfettamente integrati. Mia moglie, grazie all’associazione Omnia, ha preso la patente di guida e – quando io non posso – accompagna i nostri figli a scuola: il villaggio dista qualche chilometro dal paese e lo scuolabus non può arrivarci”.

Il suo sogno nel cassetto? “Non ho un vero e proprio sogno, in questo momento. Ho tanta gratitudine da esprimere all’Italia, alla Calabria e alle famiglie che mi hanno aiutato. Ma – se proprio dovessi sognare in grande – vorrei aprire una pizzeria tutta mia”.
Le manca il Marocco? “Certo, ma l’Italia ormai è la mia casa sia per me che per la mia famiglia. Torniamo in Marocco ogni due anni. Stiamo lì un mese. In questo modo i nostri figli conoscono anche le nostre/loro radici, i nonni e tutti i parenti. Stare un mese in Marocco permetto loro anche di conoscerlo un po’. E al mio paese penso tanto dopo il terremoto: una tragedia e tante vittime innocenti. Qui siamo perfettamente integrati. Assieme ad altri musulmani abbiamo anche creato una piccola moschea dove pregare. Per questo ringrazio il sindaco del paese di San Ferdinando, Luca Gaetano, che ci ha dato tutte le autorizzazioni. Qui si vive bene. Ognuno rispetta l’altro, ognuno aiuta chi ha bisogno”.

Una bella storia di integrazione! Bravo anche Abdoul per la sua volontà e per la gratitudine nei confronti di coloro che lo hanno aiutato a inserirsi