
Di Naman Tarcha
Nella tradizione cristiana, la Settimana Santa è il culmine di un percorso di spiritualità e fede, è in questi giorni in tutte le città mediorientali, l’unico suono che si eleva nelle strade nei quartieri cristiani, dalle case, dalle chiese e dai negozi, è “Taratil Al Alam” (“Canti della Passione”) la musica sacra delle lamentazioni e il pianto della Vergine sul suo figlio sulla croce.

Questi brani attraverso le note musicali, accompagnano l’ascoltatore, perfino quello occidentale pur non capendo il testo l’arabo, al senso di misericordia, lutto, e grande sacrificio, descrivendo il profondo dolore, di una madre che vede morire davanti ai propri occhi, il proprio figlio.

Il 4 gennaio del 1964 quando papa Paolo VI arrivò a Gerusalemme, entrando dalla porta di Damasco per recarsi al Santo Sepolcro. Fu un viaggio storico e indimenticabile per la Terra Santa e per il mondo intero: era infatti il primo viaggio che un Pontefice fuori dai confini italiani in epoca contemporanea, e il primo di un successore di Pietro faceva ritorno nei luoghi dove era nato e vissuto Gesù, dove incontrò i Patriarchi delle comunità delle chiese orientali.

Percorrendo la Via dolorosa a Gerusalemme, una voce femminile accompagnava il Pontefice in un straziante canto di “Ana al Ummu al Hazina” (“Io Sono la madre addolorata”).
Quella voce era di Fairuz in persona, accompagnata da un grande coro, arrivata dal Libano appositamente per lo straordinario evento. Una voce femminile che domina riti ecclesiastici, non era usuale, ma Fairuz poteva farlo, nonostante le riserve delle chiese orientali allora, ma anche occidentali, di utilizzare le voci femminili nelle celebrazioni liturgiche.

Nel 1965, la casa discografica “Voice of the East” pubblicò a Beirut il CD: “Venerdì Doloroso, Canti Sacri- Fairuz”, contenente dieci brani di musica sacra dedicati esclusivamente alla Settimana Santa e alla Pasqua cristiana.

Fairuz, pseudonimo di Nouhad Haddad, è una cantante libanese, conosciuta anche con il soprannome di Nostra ambasciatrice presso le stelle, e rappresenta, il nome di maggior rilievo della musica araba nel ventesimo secolo. Nella sua lunga carriera, insieme a suo marito e il cognato i Fratelli Rahabani, sono considerati una scuola musicale di stile ed innovazione. La cantante ha vinto premi e riconoscimenti internazionali, da anni vive una vita ritirata, ma ancora oggi è tra le voci più ascoltate in assoluto. Fairuz, oggi 87 enne, è consacrata per sempre Icona della musica araba.

Una selezione degli brani sacri, che raffigura tutte le tappe della Passione di Cristo, in un percorso dinamico e crescente di sentimenti, personaggi e atteggiamenti, a partire dalla voce della madre, a quella del figlio, alle emozioni del popolo circostante, fino al culmine drammatico, con la crocifissione. Per proseguire con gli inni e le lamentazioni funebri, che si concludono con la gioia della risurrezione, pilastro essenziale della fede cristiana della Pasqua. Tutti brani noti scelti dalle varie traduzioni liturgiche delle chiese mediorientali, da quella Bizantina, a quella Latina, Siriaca, e Maronita.

Questi brani sono diventati oggi parte dell’eredità musicale cristiano orientale, passando dall’esclusività della musica sacra a un tesoro culturale tra i capolavori della musica araba, che va al di là della nazione, appartenenza e fede.

I brani della Settimana Santa nel mondo arabo, sono diventati parte della memoria popolare dei Cristiani del Medio Oriente, fino a far credere a qualcuno che si tratti di brani “Fairuziani” originali. Ecco alcune interpretazioni, da parte delle più note cantanti di diverse voci e generazioni, dei brani della Passione secondo Fairuz.

“Ana al Ummu al Hazina” (“Io Sono la madre addolorata”)
Io sono la madre addolorata e nessuno la può consolare. Sono le parole della Vergine Maria davanti alla condanna e morte di suo figlio. Brano dalla tradizione siriaco maronita.
“Ya Shaabi ua sahbi” (“O popolo mio e compagni”)
O popolo mio e compagni, dov’è l’alleanza della fede? parole di ammonizione e delusione di Gesù Cristo per il tradimento. Brano dalla tradizione siriaco maronita.
“Qamat Maryam” (“Maria si alzò”)
Maria, figlia di David, si alzò affianco alla croce, piangendo suo figlio crocifisso. Una descrizione del pianto della madonna addolorata che dialoga con i, figlio sotto la croce. Brano dalla tradizione siriaca.
“Wah Habibi” (“Oh amore mio”)
Oh amore mio, in che condizione sei? Le lamentazioni della vergine nella Via Crucis, dove si rivolge direttamente a suo figlio. Versione araba di un brano originalmente dalla tradizione Latina.
“Al Yawm ulliqa ala khashaba” (“Oggi è stato appeso a un Legno”)
Una maestosa descrizione della scena della crocifissione dalla tradizione bizantina.
“Ya Yassou elhayat” (“O Gesù la vita”)
Scena della sepoltura di Cristo. Brano dalla tradizione Bizantina, il testo originale in greco, mentre la melodia è del cantore siriano P. Romanos Al Homsi (560 d.C.).
“Estaniri” (“Illuminati”)
disse l’angelo a chi l’aveva favorita, o Vergine purissima, gioisci, annunciando alla Vergine Maria la risurrezione del figlio. Brano dalla tradizione Bizantina, e il testo originale è in greco di San Giovanni Damasceno (749 dC). Bizantino.
“AlMassih Qam” (“Cristo è risorto”)
Maestoso brano dell’annuncio della Risurrezione di Cristo, dalla tradizione Bizantina, in arabo e in greco. Testo originale in greco di San Giovanni Damasceno.